Aghori: i sadhu indiani “cannibali” e come incontrarli a Varanasi

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una delle bizzarrie più grandi dell’induismo

L’India è senza dubbio un paese ricco di stranezze, almeno agli occhi di noi occidentali. Uno dei personaggi più particolari e difficili da comprendere che potreste incontrare durante un viaggio qui è senza dubbio l’aghori. Ecco la storia e le abitudini di questi religiosi indiani che mettono i brividi ad ogni viaggiatore straniero (e anche a molti locali!).

Gli Aghori (dal sanscrito अघोर aghora ovvero “senza paura”) sono asceti sadhu – uomini sacri alla religione indù – di un ordine religioso shivaita con sede principalmente nell’Uttar Pradesh. Sono l’unica setta sopravvissuta derivata dalla tradizione Kāpālika, una forma di Shivaismo tantrico che ebbe origine nell’India medievale tra il VII e l’VIII secolo d.C.

Secondo alcune fonti Baba Keenaram (o Kina Ram), un asceta Aghori nato a Chandauli, sarebbe il fondatore della setta Aghori, oggi è considerato dai suoi discepoli un’incarnazione di Lord Shiva.

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Come riconoscere gli Aghori indiani

Gli Aghori sono tradizionalmente molto legati ad attività mistiche, in generale connesse alla morte e per questo vivono nei dintorni dei luoghi di cremazione e dei burning ghat (le aree dedicate ai rituali funebri sul fiume sacro Gange), compiono rituali che implicano la manipolazione di resti umani e per questo suscitano timore e repulsione in molti indiani.

Immaginate un uomo con barba e capelli lunghi, vestito di nero, con il corpo spalmato di ceneri umane che si aggira per la città sotto l’effetto di droghe portando con sé teschi e coppe fatte di ossa. Aggiungete poi che la tradizione vuole che questi individui pratichino anche il cannibalismo post mortem, mangiando carne di cadaveri umani e che rosicchino ossa prelevate dai ghat di cremazione.

Inquietante no? Ma in India succede anche questo.

Approfondimento: leggi il nostro per organizzare il tuo viaggio a Varanasi

La filosofia e i rituali Aghori

Nonostante non siano ben visti dall’induismo ortodosso (per la loro tendenza a non conformarsi alle regole) gli Aghori godono di molta considerazione da parte delle popolazioni locali soprattutto dei cittadini dei villaggi e delle zone rurali che li ritengono capaci di curare le persone, di prevenire l’invecchiamento e fare magie grazie a rituali e a pratiche di rinuncia.

Gli Aghori sono devoti di Shiva manifestato come Bhairava e, tramite la propria venerazione e vita ascetica, cercano di raggiungere la liberazione dal ciclo della reincarnazione (saṃsāra). Attraverso il trascendimento dei tabù sociali (il cannibalismo, l’uso della mano sinistra, il rifiuto dei legami familiari) e tramite il consumo di sostanze stupefacenti si propongono di infrangere la natura illusoria della vita quotidiana dell’uomo.

I rituali Aghori sono a dir poco macabri e includono atti culturalmente offensivi e pericolosi per sé stessi. Quello che spaventa il resto del mondo non scalfisce la fede di questi asceti che vedono la morte come fenomeno naturale e quotidiano.

In passato erano soliti fare sacrifici (umani) per effettuare rituali di guarigione ma questa è una pratica che dovrebbe essere estinta (o per lo meno le offerte sacrificali sono solo di tipo animale).

Gli Aghori credono inoltre che l’anima sia divina, un frammento di Shiva, ma sia mascherata e coperta da “otto grandi cappi”, ben rappresentati da emozioni umane e attaccamento alla vita terrena.
Le pratiche sono incentrate sulla rimozione di questi legami e sulla sfida delle paure umane che devono essere distrutte e sorpassate per liberare l’anima e svelare il divino che è intrinseco dell’uomo.

Gli Aghori sono cannibali?

La credenza popolare è che questi sadhu siano cannibali e questo spaventa moltissimo i bambini indiani che sono terrorizzati dagli Aghori proprio come i bambini italiani dal lupo nero. In verità il consumo di carne umana è certamente limitato a rare occasioni (rituali particolari) e si riduce al cibarsi del midollo di ossa bruciate.

Alcuni aghori negli anni hanno dichiarato di essersi cibati della carne di adepti defunti che hanno donato il loro corpo alla setta quindi anche se di cannibalismo si tratta è comunque un consumo post mortem.

Dove incontrare gli Aghori a Varanasi

Il principale centro di pellegrinaggio Aghori è l’ashram di Kina Ram a Ravindrapuri, nella città sacra di Varanasi. Qui è sepolto il fondatore Baba Keenaram e la sua tomba è il più importante luogo religioso per Aghori e devoti.

Non immaginatevi un luogo lugubre, è un ashram come tanti altri, ben tenuto e con dei giardini pacifici, solo che molte statue sono decorate con rappresentazioni di teschi umani, niente di più. Si pratica lo yoga e c’è anche una vasca sacra che viene ritenuta curativa, soprattutto per chi ha problemi alla pelle.

In generale però è molto più facile incontrare gli Aghori in giro per la città a Varanasi, li si riconosce per l’abbigliamento nero e il look eccentrico, di solito si trovano nei pressi dei Burning Ghat.

Leggete il nostro articolo su Varanasi, la più bella città sacra dell’India, per organizzare il vostro viaggio alla ricerca degli aghori; invece per saperne di più sui Burning Ghat, vi consigliamo questo articolo di approfondimento.