Guida ai Ghat di Varanasi: non solo Manikarnika, Dashashwamedh e Assi

Guida Ghat Varanasi India

cosa sono, a cosa servono, quali sono i più belli

I ghat di Varanasi sono famosi in tutto il mondo per la loro grandiosità e l’atmosfera caotica ma allo stesso tempo spirituale che li circonda. La città ha 84 ghat (secondo alcune fonti sarebbero addirittura 88), molti dei quali famosi per lo svolgimento di particolari cerimonie religiose e altri storicamente usati come luoghi di cremazione.

Una visita alla città sacra di Varanasi è senza dubbio una delle esperienze più impressionanti durante un viaggio in India, in questo articolo vi parleremo in particolare della parte di città che sorge lungo il Gange, i suoi ghat che sono il punto di incontro tra il mondo terrestre e quello sacro del fiume più venerato al mondo.

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Cosa sono i ghat

L’acqua, con le sue connotazioni religiose come simbolo di purificazione e vita, riveste un grande significato nella cultura indiana che venera alcuni fiumi (in primis il Gange) come sacri. Molte città antiche importanti sono cresciute proprio sulle rive dei corsi d’acqua, e l’architettura di questi insediamenti urbani è generalmente molto interessante. Una forma tipica di queste architetture uniche dell’India sono i Ghat che in larga parte del paese sono diventati il centro dei bisogni religiosi, spirituali e sociali degli abitanti locali e dei pellegrini.

Alcuni sono pubblici mentre altri sono di proprietà privata, ma tutti sono aperti e visitabili a pellegrini e turisti. La parola sanscrita “ghatta” significa “approdo” e in effetti i Ghat sono una serie di gradini costruiti parallelamente al flusso del fiume e che conducono all’acqua.

In particolare a Varanasi le sponde del fiume Gange sono diventate il luogo perfetto per la costruzione di templi e palazzi dal grande valore religioso, sociale e culturale.

Passeggiando tra i ghat più o meno famosi scoprirete quanto questi siano il centro della vita di molte persone, che qui non solo pregano ma fanno il bagno, lavano vesti e utensili, cucinano, si rinfrescano, si riposano, mangiano, si incontrano con gli amici e gestiscono anche i loro business. Oltre a queste azioni quotidiane, sui gradini che portano al fiume si svolgono le cerimonie più sacre della vita degli indiani di Varanasi, i riti di passaggio dalla nascita fino alla morte dell’individuo.

I riti di cremazione sui ghat e il ruolo dei Dom di Varanasi

Come abbiamo detto, su alcuni specifici ghat (detti burning ghat) si svolgono i riti funebri e di cremazione degli indù. Il corpo del defunto viene lavato, avvolto in un sudario (arancione per gli uomini o bianco per le donne) e portato in una barella in legno sui burniing ghat.

Viene quindi immerso nel Gange e poi lasciato sul ghat ad asciugare. A questo punto gli uomini della famiglia si prendono cura della salma insieme ai Dom, che sono coloro che si occupano della parte pratica della cremazione.
Un rappresentante della famiglia dovrà svolgere i riti di purificazione, radersi la testa e fare le abluzioni mentre i Dom incaricati prepareranno la pira e porteranno il fuoco sacro da un braciere speciale che arde in modo continuativo tra le mura di un tempio del ghat e che darà inizio al rito vero e proprio.

Il corpo impiega circa 3 ore a bruciare, poi il cranio deve essere spaccato con una canna di bambù perché l’anima possa volare in cielo con il fumo della cremazione e i resti vengono lasciati nel Gange.

I Dom sono una piccola comunità che appartiene alla casta degli intoccabili che per lavoro gestisce ogni aspetto delle cremazioni nel ghat. In quanto esperti delle cremazioni e responsabili del fuoco eterno vengono pagati dalle famiglie dei defunti.

L’impiego al ghat viene tramandato di padre in figlio e i ricavi generati dalle cremazioni sono spesso ingenti, tanto che le famiglie Dom più importanti sono considerate molto ricche (mentre le altre possono essere povere ed emarginate).

I ghat più famosi

Secondo le fonti puraniche, ci sono cinque ghat principali nella parte antica di Varanasi: Assi Ghat, Dashashwamedh Ghat, Manikarnika Ghat, Panchganga Ghat e Adi Keshav Ghat; altri importanti sono Tulsi Ghat e Harish Chandra Ghat.

Ecco una breve descrizione completa di cenni storici sui piu importanti.

Assi Ghat

Sicuramente il nome più noto a Varanasi tra i turisti stranieri, questo ghat che si trovava alla confluenza del Gange con il fiume Assi oggi segna il tradizionale confine meridionale della città.
Il tempio Asisangameshwar sorge proprio alle spalle del ghat ed è anche menzionato nel testo sacro indù Kashi Khand di Skanda Mahapurana.

Come ingresso al fiume è molto popolare anche perché è uno dei pochissimi collegati alla città attraverso un’ampia strada, è anche il ghat principale più vicino alla Banaras Hindu University.

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Dashashwamedh Ghat

Assi sarà il più famoso ma Dashashwamedh è a nostro parere il più spettacolare. Si trova vicino al Tempio di Vishwanath e ad esso sono associate diverse mitologie indù, una delle quali dice che Lord Brahma lo creò per accogliere Lord Shiva.

Un gruppo di sacerdoti si esibisce quotidianamente (al tramonto e all’alba) in questo ghat nella “Agni Pooja” (Adorazione del fuoco) dedicata a Shiva, al fiume Gange, a Surya (Sole), Agni (Fuoco) e all’intero universo: tutti conoscono questo rito come Ganga Aarti.

Manikarnika Ghat

Si ritiene che Manikarnika Ghat sia il luogo esatto dove Vishnu scavò una fossa con il suo Chakra e la riempì con il suo sudore prostrato in varie penitenze. Lord Shiva, intento ad osservare il penitente Vishnu, perse un orecchino nella fossa che ancora oggi nasconde la sacra reliquia.

In questo luogo si svolgono abitualmente le cremazioni indù, infatti è uno dei luoghi di cremazione più antichi e sacri di tutto l’induismo perché i fedeli credono che morire e venire cremati qui porti alla liberazione dal ciclo delle reincarnazioni.

Il ghat è aperto ai visitatori ma non è concesso fotografare i riti funebri. Nei dintorni è possibile anche avvistare i famosi “cannibali indù” gli Aghori,  che sono l’unica setta sopravvissuta derivata dalla tradizione Kāpālika, una forma tantrica e non puranica di Shivaismo che ebbe origine nell’India medievale.

Questi uomini vestiti di nero e cosparsi di cenere delle cremazioni bevono liquori, fumano cannabis, si nutrono di carne (anche carne umana trovata nei crematori) e tipicamente usano come ciotola un cranio umano.

Harish Chandra Ghat

Harish Chandra è l’altro ghat di cremazione, anche conosciuto come Adi Manikarnika, che significa “terreno della creazione originale”. Questo è uno dei ghat più antichi della città santa di Varanasi e prende il nome dal re mitologico Harish Chandra.

Si dice che il re una volta lavorò su questo ghat per dimostrare la sua fede e il suo spirito perseverante. Gli dei impressionati dai suoi sforzi lo ricompensarono e gli restituirono il regno perduto e il figlio morto (cremato da lui stesso nel Ghat).
Negli anni ’80 è stato installato un crematorio elettrico ma vengono ancora celebrate anche cremazioni in pira.

Scindia Ghat

Scindia Ghat (o Shinde Ghat) confina con Manikarnika a nord ed è facile da riconoscere per il suo tempio di Shiva parzialmente sommerso nel fiume. Sopra il ghat, si trovano molti dei santuari più influenti di Kashi nello stretto labirinto di vicoli del Siddha Kshetra (Campo dell’adempimento). Secondo la tradizione qui nacque Agni, il dio indù del fuoco. I devoti indù venerano in questo luogo Vireshwara, il Signore di tutti gli eroi, per avere un figlio.

Maan-Mandir Ghat

Il Maharaja Jai Singh II di Jaipur fece costruire questo splendido ghat nel 1770con uno stile rajput molto affascinante. Nella sua bella terrazza in pietra i devoti rendono qui omaggio al lingam di Someswar, il Signore della Luna.

Lalita Ghat

Il defunto re del Nepal costruì questo Ghat che si trova nella parte nord di Varanasi. Qui si trova il Tempio Ganges Keshav, un tempio in legno costruito nel tipico stile di Kathmandu che ospita un’immagine di Pashupateshwar, una manifestazione del Signore Shiva.

Bachraj Ghat

Bachraj è un Ghat Jain e qui si trovano i tre principali templi jainisti situati sulle rive del fiume Gange a Varanasi, uno di questi è un tempio molto antico chiamato Tirthankara Suparswanath.

Tulsi Ghat

Tulsi Ghat prende il nome dal grande poeta Tulsidas (1547-1622 d.C.) che scrisse Ramcharitmanas, una traduzione dell’epica sanscrita Ramayana. Tulsidas fondò un monastero, un tempio Hanuman e Askaha immediatamente sopra il ghat che originariamente era conosciuto come Lolark Ghat (dal nome di Lolark Kund, un pozzo sacro che esiste ancora oggi e si trova a breve distanza).

Da Tulsi Ghat partono molte gite in barca sul Gange, è un buon posto dove contrattare con i trasportatori per un tour privato o salire su un mezzo cumulativo.